"Una ricerca abbastanza lunga tenderà a
confermare ogni teoria"
(Arthur Bloch)
Si parla sempre,
per mezzo dei canali di diffusione come giornali e web, di opere d’arte rivolte
al pubblico, di artisti che "colloquiano con gli spazi", si cerca
sempre in qualsiasi modo il consenso dello spettatore e si resta vigili e
attenti nei confronti del giudizio dell’osservatore.
Tutto ruota
attorno alle conferme che arrivano dall’esterno, in special modo quando un
artista espone i suoi lavori, lavori fatti di ricerca, idee, creatività, ma
nessun colpo di genio o botta di fortuna contraddistingue la buona riuscita di
un’opera d’arte, solo pazienza, lavoro e confronto.
Si, il
confronto, forse l’elemento principale alla quale bisogna dare sempre più adito
e spazio, confronto da non confondere con la competizione, fare arte non è una
gara a chi è più riconoscibile o vendibile, fare arte è parlare e creare è
portare avanti un proprio sentire, un’emozione in mezzo ad una rosa di altre
emozioni.
Tutti i giorni
si è continuamente bombardati di messaggi visivi che cercano un’approvazione
collettiva; paragoni, comparazioni e conferme sul status del consumatore e
dello spettatore arrivano con cadenza regolare nell’arco delle ventiquattro
ore: mangiare, bere, vestirsi, vivere nella società, far l’amore, avere un
hobby e programmare il relax, tutto si confonde in questo globale sistema fatto
di notizie e osservazioni.
Per essere sereni
allora si ha bisogno di essere riconosciuti, si necessitano conferme perché
altrimenti si rischia di essere isolati e di non far parte della massa e non
solo, si ha la sensazione di andare contromano contro la folla che procede compatta
verso un’unica direzione: chi è quello sbagliato? Chi va contro ad un sistema
preconfezionato o chi segue il flusso sociale?
A volte essere
rivoluzionari significa anche continuare a sostenere le proprie idee e
convinzioni, senza scadere nel ridicolo ed essere pateticamente fuori dal coro
con un’idea o una creazione mai fatta prima.
Se la creatività
non ha limiti si è sicuri che quello che si produce sia un’opera geniale solo
perché prima nessuno l’ha mai realizzata? È bene sempre porre sul piatto della
bilancia il peso giusto delle cose, se un’idea non è mai stata realizzata prima
questo, non significa che sia una buona nozione, forse è stata scartata da
tutti proprio perché non aggiunge nulla di nuovo o forse proprio un’idea
acutissima lo è e allora per primi la si concretizza.
Più che le
conferme contano quindi i confronti, lo studio del passato, l’immergersi nella
storia, la valutazione di altri contemporanei, senza paura di sminuire il
proprio operato o di lasciarsi influenzare troppo da perdere la propria
identità, se si sa dove andare e come arrivare non spaventa la strada da fare
anche se il percorso è fatto di difficoltà e cadute. Nessuno ha mai detto che
sia facile il viaggio, qualunque esso sia, le delusioni e le frustrazioni sono
numericamente più alte che le soddisfazioni e le buone recensioni.
Si può essere
sostenuti e apprezzati nella propria cerchia di amici e conoscenti, avere alle
spalle una famiglia che crede e sostiene, ma il pubblico è poi spietato e non
ha mezze misure: o piaci o non piaci, punto.
Il pubblico
prima osanna, poi dimentica, cinge l’alloro e poi ricopre di ingiurie, perché?
Perché tutto passa, le mode, le idee, gli artisti. Ciò che resta è capito
successivamente o semplicemente scordato, tanta fatica per niente? Tante ore bruciate
e sottratte ad altre cose? Meglio lasciar perdere tutto o persistere?
I dubbi devono
lasciare spazio ai confronti, con se stessi e il proprio lavoro in primis, con
gli altri artisti poi che, nonostante tutto, vivono le stesse realtà e gli
stessi percorsi.
Un confronto è
già una conferma di ciò che si fa poi come ricerca, vedere, osservare, parlare
e mettere in moto i sensi è il primo passo per la creatività e per la fucina di
idee che arrivano prima o poi a concretizzarsi nelle opere d’arte.
La conferma sta
nel confronto ed è l'unica realtà che conta, né pubblico, né critica possono
sottrarsi o aggiungersi a quello che già si sa, a quello che già si fa.
Massimiliano
Sabbion
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