“Vuoi più bene alla mamma o al papà?”, è
la classica domanda che ci si sente rivolgere quando si è bambini, specie
quando la zia di turno ci interroga sventolando davanti un sacchetto di
caramelle e che, consapevolmente e indipendentemente dalla risposta che si
darà, diventerà nostra proprietà.
Il rischio?
Rispondere in maniera errata con il pericolo di provocare danni emotivi nei
rispetti genitori, solo allora si intuisce cosa sia la diplomazia e si esce con
un bel “A tutti e due!”, per evitare
di provocare un dolore materno (o paterno) che metta in discussione il buon
operato del sistema genitoriale.
Sono scelte che
non si possono condurre e fare, si predilige sempre quello che più ci aggrada e
si avvicina alle corde emotive del momento, vogliamo più bene una volta alla
mamma, una volta al papà, spesso a tutti e due!
Essere
predisposti verso qualcosa che dia costante scelta tra l’una e l’altra
occasione da preferire si pone come dibattito senza fine, quante volte si è
messi nelle condizioni che creano un bivio nelle cose? Meglio il bianco o il
nero? È da preferire la luce o l’ombra? Più piacevole il giorno o la notte?
Meglio l’astratto o il figurativo?
Astratto o
figurativo… una diatriba che continua in maniera ininterrotta da quando esiste
l’arte, senza vincitori né vinti, una predilezione che è difficile da accostare
e da protrarre se non ci si trova davanti ad una diramazione di sorta e si
arriva a decretare la preferenza all’uno o all’altro stile.
Ami più
l’astratto o il figurativo? Senti più vicino il mondo reale o quello
disincantato fatto da forme e colori?
Gusti,
propensioni e antichi amori, mai sopiti, che portano lo sguardo lontano alla ricerca
dell’unica “colpevole” di questo dubbio, l’arte.
Non è possibile
immaginare un mondo fatto solo di arte astratta o di arte figurativa, un segno
corrisponde ad un’emozione, una forma ad un realistico aspetto tratto
direttamente dalla natura, ma allora il giusto sta nel mezzo? L’arte deve
essere onestamente iconica e sanamente immaginaria?
Quale scelta
pesa di più davanti ad una natura morta
del Seicento di Fede Galizia e
un’opera di Mark Rothko? La
perfezione di mimesi o la vibrazione dell’anima?
L’occhio ha
bisogno di perdersi nei particolari e nel ritrovare quello che lo riconduce
alla realtà in modo da poter riconoscere ciò che vede, una situazione che porta
lo sguardo a stimolare il senso della visione.
L’anima, e le
emozioni ad essa legata, insegnano invece a guardare, ad andare oltre il
semplice meccanismo della visione per scoprire nuove percezioni che non si
legano solo all’occhio, ma scavano più a fondo.
Non è una scelta
facile e non ci sono trionfatori sul podio tra astratto e figurativo, pesano esattamente
allo stesso modo, con la consapevolezza che si può amare un realista quanto un
ideatore di idee e forme.
L’arte ha
esattamente tutte quelle sfaccettature di cui abbiamo, forse, bisogno nella
vita: si è costantemente alla ricerca di conferme rassicuranti come per il
mondo figurativo, un po’ sopra le righe e ai limiti come nel mondo astratto.
Riusciremo a
restare senza artisti dell’una o dell’altra fazione che hanno lasciato il segno
nella storia dell’arte?
Come pensare ad
un mondo figurativo senza citare Caravaggio,
Tiziano, Giovanni Bellini, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Canaletto, Claude
Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Felice Casorati, Virgilio Guidi,
Giorgio Morandi…
Oppure, come non
far propri i capolavori di artisti quali Vasilij
Kandinskij, Piet Mondrian, Paul Klee, Emilio Vedova, Afro Basaldella, Piero
Dorazio, Giulio Turcato, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Jackson Pollock,
Franz Kline, Willem de Kooning, Hans Hartung…
Difficile capire
dove porre l’ago della bilancia: vuoi più bene alla mamma o al papà? Ami più
l’astratto o il figurativo?
Tutti e due!
Risposta furba e abile per tergiversare una richiesta di risposta univoca?
No, niente
scaltrezze e sotterfugi, poiché una sola risposta e un solo bene artistico non
si ingabbiano e non esistono, entrambi, astratto e figurativo, danno spazio alla
creatività, ambedue sono simbolo dell’umanità che si interroga, copia e indaga
sia il mondo reale che il mondo surreale, creando così l’arte.
Massimiliano
Sabbion
Bellissimo Maxi! C'è da dire, però, che almeno in Italia "la mamma è sempre la mamma"...resta da capire chi sia la mamma tra il figurativo e l'astratto, lascio il dilemma aperto :)
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