“Non c’è cattivo più cattivo di un buono
quando diventa cattivo”
(Bud Spencer)
Il 27 giugno
2016 è morto all’età di 86 Carlo Pedersoli,
conosciuto in arte con il nome di Bud
Spencer.
In questi giorni
omaggi, scritti, tg e tv parlano di lui e si mettono in onda i suoi film: “Lo
chiamavano Trinità” (1970); “…più forte ragazzi!” (1972); “…altrimenti
ci arrabbiamo!” (1974); “I due superpiedi quasi piatti”
(1977); “Lo chiamavano Bulldozer”
(1978); “Io sto con gli ippopotami” (1979); “Piedone d’Egitto” (1980);
“Banana
Joe” (1982); “Bomber” (1982)…
Quando muore un
personaggio famoso si arriva sempre a sentire e a dire “con lui se ne va un pezzo di storia”, si, è vero, quando muore
qualcuno se ne va sempre un pezzo di storia, poi se il personaggio è famoso se
ne va un pezzo di ognuno di noi.
Non ha mai vinto
premi, non è stato mai riconosciuto a livello cinematografico tra i grandi
oppure osannato dai media o dai festival di settore, è stato un buon
mestierante, un bravo attore.
In coppia con Terence Hill (Mario Girotti), compagno nei film e grande amico nella vita, ha
riempito gli scherni di battute mai volgari e di pugni e schiaffoni mai
violenti, mai uno spargimento di sangue, mai una morte vista nei loro film.
Erano le legnate da cartoni animati dove i protagonisti incassano ma non
soffrono e scatta la risata, erano le botte che si fanno da bambini quando tra
fratelli si dice “Giochiamo alla lotta?
Facciamo a botte?” mai con l’intenzione di ferire o recare danno alle cose.
Chi non ricorda la tragedia se un vaso di fiori veniva rotto in casa e subito
il terrore negli occhi al pensiero “Oddio
e adesso cosa dirà la mamma?”, pronti ad essere puniti o ad essere
inseguiti per qualche sculaccione del caso, allora si, se ci fosse stato, ci
saremo sentiti protetti da Bud Spencer.
Un orso grande e
grosso che con un’occhiata zittiva i cattivi, con una risata come un tuono
scuoteva le persone e con un pugno stendeva gli usurpatori e i criminali e i
prepotenti per riportare la pace e la giustizia, per difendere i più deboli.
Un amico amato
quanto uno di famiglia, quando da bambini i ragazzi più grandi ti prendevano in
giro, ti bucavano la bici o ti picchiavano il pensiero andava a lui non alla
maestra o ai genitori da avvisare, cacchio, se solo Bud Spencer fosse qui ve la
farebbe vedere lui!
Lui ci avrebbe
difeso e messo a posto quei ragazzini impertinenti e boriosi che nella vita poi
da adulti si sarebbero trasformati in squali e gente da evitare, Bud con un
colpo secco gli avrebbe fatto capire che non conviene scherzare col fuoco,
sempre pronto a difenderci.
Tutti da bambini
abbiamo visto i suoi film e ci siamo sentiti un poco protetti e riconosciuti
nei panni di H7-25 il piccolo alieno di “Uno
sceriffo extraterrestre…poco extra e molto terrestre”, sperduti in un mondo
diverso e soli ma con la certezza che un tipo come lui, come Bud Spencer, ci
avrebbe aiutato.
La generazione
dei nati tra gli anni Settanta e Ottanta ha imparato a mangiare i fagioli
grazie ai suoi film, così come in precedenza ha apprezzato gli spinaci di
Braccio di Ferro, una verdura sana e buona che rende forti gli uomini, come
lui. E allora i bambini zitti ad abbuffarsi di fagioli “alla Bud Spencer” e a far
propri i valori di onestà, lealtà e amicizia così come trasparivano dai suoi
capolavori cinematografici.
Gli anni d’oro
dei suoi film corrispondono ad una rinascita italiana dopo la guerra e dopo il
boom economico degli anni Sessanta, un’epoca in cui si fanno rivoluzioni a
carattere sociale, economico e nuove sperimentazioni scientifiche, si parla di
conquiste spaziali, di invasioni aliene e orfanelle sfortunate che provengono
dai cartoni animati giapponesi e ad un’idea di globalizzazione che sta prendendo
piano piano piede.
L’insegnamento
più bello per l’arte arriva diretto da una scena di un film ambientato alla Biennale d’Arte di Venezia del 1978, “Dove
vai in vacanza?” di Alberto
Sordi che esplora la manifestazione d’arte con la semplicità e la curiosità
dell’italiano medio, stupito di tanta concettualità e dalla visione di sua moglie
come performance e opera d’arte vivente.
Anni di piombo
con le Brigate Rosse in Italia, delle stragi di Bologna, Brescia, del caso di
Ustica, anni di fermento intellettuale culminato con la morte di Pier Paolo
Pasolini, anni in cui si vota per la legge sull’aborto e sul divorzio.
Sono i tempi
della nascita dell’Arte Povera con Mario Merz, Michelangelo Pistoletto,
Alberto Burri, della Land Art, ritornata
in auge in questi giorni con l’opera di Christo
sul lago d’Iseo, anni colorati e di sperimentazioni sul corpo con la Body Art a cui si affaccia una
giovanissima Marina Abramovic, del Minimalismo e delle sperimentazioni di Video arte mentre dall’altra parte
dell’oceano si parla di giovani che imbrattano muri e treni sotto il nome di Graffitismo.
E in mezzo a
tutto questo marasma intellettuale arrivano come aria fresca contro il radical chic della filmografia gli
sberloni e le battute semplici di Bud Spencer, condite da musiche e canzoni
diventate nel tempo tormentoni e suonerie di cellulari come “Banana
Joe” e il famoso “La la la la – bo bo bo” cantato in
coro e sottolineato dal vocione di questo moderno super eroe tratto dal film “…altrimenti
ci arrabbimo!”.
Si combattono
altre battaglie e altri nemici una volta adulti ma si ritorna bambini ogni
volta che parte una sigla di un film o di un cartone animato o, per l’appunto, ogni
volta che si sente il suono finto di un pugno ben assestato e i salti mortali
spaccattutto dei nemici e dei “cattivi” in Bud Spencer.
Precisamente, si
torna indietro a quell’epoca in cui studiare era il tuo dovere e una sgridata
dalla maestra corrispondeva ad una altrettanto lavata di capo a casa, si andava
al catechismo e poi a prendere Topolino o il Corrierino, si girava con una
carta da gioco tra i raggi della bici per fare rumore, si inscenavano lotte con
le figurine panini e le biglie, ci si univa a bande per giocare e poi si
litigava ma il giorno dopo nessuno se lo ricordava più, nessun adulto pensava
di proteggere cosi tanto i bambini e nessun bambino non avrebbe mai messo in
dubbio la parola di un grande, l’estero era un posto appena fuori dall’Italia
dove non esisteva la UE e l’Euro.
Che fine ha
fatto quella generazione? Ora, i bambini di una volta, sono diventati gli adulti
che hanno dimenticato chi sono stati, forse servirebbero un paio di schiaffoni
alla Bud Spencer per riportarli alla realtà, un paio di cucchiai di fagioli da
ingurgitare e soprattutto la semplicità nell’affermare le cose distinguendo il
bene dal male, le giustizie dai soprusi.
Un consiglio? Se
passano in tv per l’ennesima volta i film di Bud Spencer, fermatevi a guardali
e ricordate il bambino che siete stati, ricordatevi con le scene
cinematografiche anche il gigante buono.
Grazie signor
Bud Spencer per aver reso la mia infanzia così com’è stata e per aver
partecipato in modo inconsapevole alla mia formazione da adulto, è merito anche
suo per tante cose: se mangio i fagioli, se credo nella giustizia, se vedo un
debole in difficoltà, se credo che una persona sola può cambiare il mondo e
riportare serenità.
Il figlio
Giuseppe ha così annunciato la morte del padre: “Papà è volato via serenamente
alle 18.15. non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è
stata grazie.”
Grazie signor
Bud Spencer, buon viaggio e…chissà se è vero, ce lo dirà lei o glielo insegnerà, che “Anche
gli angeli mangiano fagioli”.
Con affetto, un
adulto cresciuto rimanendo bambino.
Massimiliano
Sabbion
Bellissimo post!
ReplyDeleteCondivido tutto e in questi giorni in cui hanno trasmesso diversi film di quelli sopra citati li ho rivisti volentieri assieme ai miei figli.