Il futuro
ipotizzato da Andy Warhol dove
"ognuno sarà famoso per 15 minuti" sembra aver preso
concretezza nel mondo contemporaneo con la diffusione di una rete globale che
ha abbattuto muri e diversità.
Social network e tecnologia al servizio dell'uomo hanno fatto la
loro parte e il futuro citato è ora diventato realtà: tutto a tutti e subito,
poi? Poi la sicurezza si perde e ci si lascia cadere nell'immenso vuoto
mediatico a favore di nuove funzionalità, app e nuovi immagini che si
sovrappongono alle vecchie.
Oggi parlare di
originalità e di "copiatura" tra le arti sembra impossibile poiché
tutto è già stato fatto e detto e di sicuro qualcuno l'ha pensato magari
dall'altra parte del mondo con il risultato che si arriva a "citare"
ma non a "copiare".
Questa
moltitudine di informazioni che viaggia ogni giorno con i mezzi più disparati
letta qualche decennio fa poteva forse sembrare fantascienza ma piano piano
senza rendersene conto è diventata realtà.
Teste chine
sugli smartphone e proliferare di nuove star del web si sommano a
quella profetizzazione warholniana citata poco prima.
A molti può far
paura il futuro che si presenterà con questa evoluzione senza freni, l'attuale
anno, mese dopo mese, lascerà il posto ad altri mesi e ad altri anni e il
presente diventerà futuro senza accorgersene.
Resteranno
immagini e suoni a testimoniare il passato, come una sorta di album fotografico
sbiadito dove si ripensa al tempo perduto e andato e si sorride di quel buffo
taglio di capelli o di certi colori indossati nei capi d'abbigliamento. Tutto
ha contribuito ad essere ciò che siamo ora, anche le immagini che la nostra
mente rifiuta poi di riconoscere.
Inesorabili i
cambiamenti avvengono, a volte fanno male, altre fanno piacere e scorrono come
nastro senza fine in questo film chiamato vita, una pellicola che si può
riavvolgere ma che si deve ancora imprimere e scrivere.
Così i moderni
artisti di oggi saranno gli storicizzati di domani, i giovani ricchi di
fantasia ed entusiasmo, producono le cose più belle consapevoli di lasciarsi
andare alla bellezza che sentono di esprimere diventeranno consci del mercato
dell'arte e, una volta che entreranno a farne parte, si renderanno conto di
avere ottenuto quei famosi "15 minuti di fama".
La fama, il
riconoscimento sono costanti a cui si aspira e a cui bisogna puntare, perché?
Perché tutti abbiamo una data di scadenza fissata e prima che la vita ce lo
ricordi ognuno cerca di trarne il meglio, magari anche oltre 15 minuti, magari
per l'eternità. Muore l'artista, rimane l'opera, ma se muore l'opera? Viene a
mancare così l'arte tutta e il significato a cui si tende: emozionare, segnare,
ironizzare, incuriosire, amare.
Non importa
quale segno si lasci che sia esso astratto o figurativo, che si inscenino
performance di nudo o video ricchi di suoni e colori, non importa che un
misterioso sorriso del cinquecento sia lì nelle sale del Louvre a guardarci ancora
o che una schiera di ragazze nude e asettiche vengano messe in fila, non è
necessario capire che l'estasi dipinta non è da meno di quella realizzata in
scultura, non interessa inscatolare un prodotto di scarto umano o tempestare di
diamanti la memoria di un'antica vanitas.
Quello che si
realizza è il risultato di un tempo, quello odierno, che poggia le basi sul
passato e sistematicamente ci proietta verso il futuro, che poi esso sia incerto,
prossimo o deleterio poco importa, ci saranno nuove generazioni che
raccoglieranno, con fame ed ingordigia, i frutti di queste passioni e ulteriori
ancora "15 minuti di fama".
Massimiliano
Sabbion
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