Immagini collettive in una città che vive
e pulsa di vissuto si susseguono davanti ai nostri occhi: l’autobus in ritardo,
la folla che si accalca nei bar all’ora dell’aperitivo, ragazzi incollati sullo
schermo di uno smartphone intenti a
chattare e mandare sms, nuovi manifesti sui muri della città che fanno a gara
con i graffiti che li popolano, rumori, odori, confusione che si mischia a
suoni e colori, questa è la città.
Antonio Sant’Elia
Nelle aspettative di chi si occupa di arte
questi rumori sono il risultato di un percorso che si è sviluppato nel corso
dei tempi, la megalopoli e la “Metropolis” fantastica dell’omonimo
film del 1927 di Fritz Lang ha anticipato i sogni
futuristici di una città moderna basata sul progresso tecnologico e sulle
visioni della città decantata dai Futuristi
nel lontano 1909, la città
rappresentata è utopica, luogo della modernità e della velocità, proclamavano i
futuristi: “Noi dobbiamo inventare e
rifabbricare la città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante,
agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile a una
macchina gigantesca.”
“Metropolis”
La città contemporanea è a tratti diversa
da quella ipotizzata in “Metropolis” così tecnologicamente
avanzata e sognata dal regista austriaco o pensata nelle visioni dei disegni di
Antonio Sant’Elia, si riesce ad intravedere nei loro lavori un mondo che si
è poi sviluppato oggi e dove le città si sono fatte ricche di murales
variopinti, di umanità multiforme, di luci e pubblicità ad ogni angolo e
soprattutto di persone dalle teste chine preoccupate a guardare uno schermo touch
screen o intente a parlare da sole agganciate ad auricolari bluetooth:
una connessione con un universo virtuale che apre nuovi mondi ma chiude gli
occhi a poca distanza da una connessione wi-fi.
Sempre più collegati nel mondo web
e sempre più disconnessi dalla realtà ci si ritrova proiettati in forme e
colori che “globalizzano” tutto lo spazio circostante e abbattono linguaggi e
frontiere.
Nuove generazioni sono nate sotto il segno
di guerre e battaglie stellari dei mitici robottoni che, al grido di “Alabarda
spaziale! Pugno infernale! Uragano di fuoco!”, hanno portato la pace
nel mondo dopo invasioni aliene nemiche perché il “diverso” si deve sempre
combattere e fa paura.
Generazioni che si fiondano
consapevolmente nei drammi vissuti in innumerevoli puntate di telenovela, fiction, soap opera e trasposizioni anime di fumetti manga
dove le varie Heidi, Anna, Candy Candy
sono le protagoniste sfortunate ma caparbie in luoghi ed epoche diverse, pronte
a testimoniare che la fortuna le ha abbandonate e condotte a prove infinite
mentre la sfiga ci vede benissimo e si accanisce su di loro.
Generazioni per cui a volte i valori
sembrano rimescolarsi e decadere, dove le chat hanno sostituito i rapporti
personali e il “mordi e fuggi” si è rimpiazzato alla conoscenza e alla pazienza
di scoprire le persone sia nelle relazioni sia nel sesso, così anonimo e veloce
che si consuma giusto il tempo di agganciare uno sguardo, non necessariamente
guardando dritto negli occhi, magari puntando sullo schermo per arrivare ad
innamorarsi di un avatar.
Spesso l’arte diventa lo sfogo istintuale
per completare disagi o emozioni interne che con le sole parole è impossibile
esplicare e dare forma, ecco allora gli artisti di strada, la nascita della Street
Art e i nomi di Banksy, Blu,
Ericailcane, Ivan Tresoldi, Tony Gallo, Os Gemeos, Invader, Sten & Lex,
Pao, Alice Pasquini, ognuno con il proprio stile e messaggio che passa
dalla protesta all'arte emozionale.
Os Gemeos
Gli artisti si esprimono anche attraverso
il web e le nuove tecnologie e danno vita a film d’arte e performance si
susseguono ricche di esplosioni e voglia di creare: dagli storici Bruce Nauman, Nam June Paik, fino alle
denunce sociali glamour di Shirin
Neshat, per passare alla raffinatezza e la ricercatezza del passato
storico-artistico di Bill Viola.
Shirin Neshat
E ancora Dara Birnbaum, Gary Hill, Laurie Anderson, Marina Abramovic, Vanessa
Beecroft, Vito Acconci, Fabrizio
Plessi, Pipilotti Rist, Studio Azzurro,
Francesco Vezzoli, Chiara Passa solo
per citare alcuni esponenti della videoarte.
© Stefano Cagol 'Stars & Stripes. Dark & Light', 2006
La realtà che ci circonda, a volte in
maniera soffocante, è sempre in cambiamento, un movimento che si continua a
respirare nelle atmosfere inscenate nei video di Stefano Cagol come “Stars & Str ipes. Dark & Light
” (2006), dove l'artista mostra la lenta duplicità di una bandiera-simbolo,
quella americana, che si impregna di significati legati alla società attuale
che muta nei valori e si altera negli equilibri restituendo, in un lento
passaggio epocale, la visione di ciò che è stato e di ciò che deve avvenire, il
tutto nel silenzio e nell'incapacità di dialogare.
Fabrizio Dusi
Incomunicabilità che è messa in atto anche
nelle figure di Fabrizio Dusi che
popolano gli spazi con i bla bla bla onomatopeici e
arricchiscono le pareti come suoni incomprensibili della folla, con i loro
colori sgargianti, le linee semplici dai tratti fumettistici, ritagliate nello
spazio mostrano la società contemporanea fatta di famiglie allargate, moderne e
senza confini d'amore, bolle di sapone, sfere, sono piccole parole pronunciate
verso l'etere, si mischiano ai bla bla bla della gente.
L’uomo comune si è evoluto passando
dall’anonimato al mondo dei reality show ed ha imparato a lasciare
il segno anche attraverso canali social e mezzi come Youtube, talent show, webcam
varie in cui si prendono perfetti sconosciuti e si trasformano in “star da
camera”, il tempo di durare una stagione per poi essere dimenticati.
Il modo di VEDERE e di GUARDARE con
il mondo contemporaneo è cambiato, non si guarda più solo verso il cielo, verso
l’alto e le nuvole come avveniva qualche tempo fa con le
costruzioni di grattacieli e l’euforia per le conquiste spaziali, si è imparato
invece ad abbassare lo sguardo, spesso non per umiltà e referenza ma per
controllare mail e sms sul proprio smartphone, esempio di
nuova visione che si riduce al proprio metro quadro di spazio abitativo e dove
il vicino di posto in bus non si sa chi sia ma, paradossalmente, si conosce e
si sa tutto invece di un anonimo amico virtuale dall’altra parte del globo a cui
si regalano Like di compiacimento per una foto o un aforisma copiato.
Anonimi alieni, marziani in un pianeta che
produce e crea cose belle e brutte, sviluppano Arte e si cibano di cultura e di
rappresentazioni reali o virtuali ma sempre stimoli per il processo visivo
contemporaneo, in fondo la quotidianità è vivere il costante e turbinoso
cambiamento di generazione in generazione anche attraverso sguardi abbassati e Like
condivisi.
Massimiliano Sabbion
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