"Nell'arte c'è una finezza che apprezzo: il
lieto fine che ci consola dell'esistenza quotidiana"
(Robert Musil)
Per mezzo dei
nuovi social network (Instagram, Facebook, Youtube i più
gettonati) e della diffusione istantanea di immagini e notizie in tempo reale,
si intensificano sia le burle che le bufale su qualsiasi argomento dando vita a
moderne "leggende metropolitane"
dove è facile scorgere il senso di disagio o di spaccatura dei tempi.
Si passa dallo
spauracchio dell'immigrato che violenta innocenti bambine ad animali esotici
trovati in qualche sperduto tombino, fino ad arrivare a congiure politiche e meteorologiche
composte da teorie sulle scie chimiche lasciate dagli aerei o allo scoppio di
tornado e tempeste su comando per punire paesi e regioni.
Le fantasie e
racconti si sommano e dilagano spesso surclassando la realtà stessa, nulla che
non sia detto o partorito dalle menti delle persone che non sia già stato attuato:
la creatività è sempre in atto anche quando sembra sterile e spenta.
"La morte dell'arte" non esiste! È
solo uno spauracchio per chi pensa che dopo il sistema presente venga a mancare
il futuro prossimo.
Girando nel web è più facile abbattere muri e
distanze, spesso s'incappa in situazioni da far invidia agli artisti stessi che
da sempre sono stati "bollati" come i detentori del linguaggio visivo
e fantasioso in nome della genialità, inventiva e dello stupore.
Tra burla,
potenza creativa e gioco intelligente sono comparsi nuovi sistemi che
rispondono alle domande che ognuno di noi si è fatto sul mondo dell'arte: e
questa la chiami arte? Ma l'artista ci è o ci fa? Dove comincia l'arte e dove la
presa in giro? È davvero questo il messaggio che voleva dare? La critica ci
ricama sopra o semplicemente sono io che non ci capisco nulla?
Diciamo che le
risposte alle domande sono…tutte quelle che ognuno in questo momento sta
pensando!
A volte si è presi
in giro, l'artista è una persona, quindi spesso fallace come tutti; capita che
si, si abbellisce un'opera con le parole e il concettualismo è sempre pronto e in
agguato.
Negli ultimi
tempi sul web sono proliferate una serie di immagini sotto il titolo di "Se i
quadri potessero parlare", da un'idea del giovane Stefano Guerrera, dove si dà voce a
capolavori del passato attualizzandoli con un pensiero in sovraesposizione e
spesso trovato il quadro, azzeccato il pensiero! Un modo nuovo di leggere
l'arte…
È la prova che
tutto può essere dissacrato e condotto ad un nuovo concetto di modernità, si
porta alla ribalta un pensiero del passato in una lettura assolutamente
imprevedibile e nuova.
È la prova che
gli artisti che si rifanno al comune uomo di strada, dando voce ai pensieri
comuni e, l'uomo di strada, viceversa, diventa lui stesso l'artista.
Quante performance,
happening, sessioni di Body Art
sono comparse dagli anni Sessanta in poi? Ricordiamo tra i tanti: Allan Kaprow, Wolf Vostell, Nam June Paik,
Joseph Beuys, Gina Pane, Marina Abramović, Piero Manzoni, Jannis Kounellis,
e Gino De Dominicis.
Quanti artisti
conosciuti e quale colpo di genio invece ha folgorato l'anonimo autore di
questo cartello in questa foto? L'uomo
invisibile. Geniale! La miglior perfomance di body art esistente: annullare il proprio corpo, neppure il più
acuto degli artisti ci aveva pensato.
Gli innesti
sottocutanei fatti da Lady Gaga
nelle sue apparizioni musicali non sono nulla a confronto della modifica
corporea subita nei decenni dall'artista francesce Orlan, ma nessuna delle due può competere con la Barbie vivente, Valeria Lukyanova, trasformata chirurgicamente per assomigliare
alla bambola di plastica più famosa del mondo.
A volte
dall'uomo comune parte l'idea e questa diventa arte, è successo in passato con
i tagli di Lucio Fontana, con Mimmo Rotella e Jacques Villeglé che hanno ripreso i manifesti sovrapposti e
strappati dalla strada assurgendo a simbolo della società l'immensa produzione
di immagini sovrapposte e lacerate da anonimi pseudo-street artist ante
litteram prima di arrivare ai capolavori di Keith Haring & c. fino ad arrivare al contemporaneo Banksy.
L'uomo comune
che imbratta i cartelli stradali lasciando una firma o un disegno è stato a sua
volta ripreso dal francese Clet Abraham
che applica degli sticker di omini neri che lui chiama "Uomo Comune" sui
cartelli della segnaletica stradale che risultano sempre leggibili ma trasformati
in altri significati: dà vita alla staticità di un messaggio dato da un
simbolo.
Provocazioni al
limite della blasfemia con il Cristo
crocifisso applicato sul cartello del "vicolo cieco", ma la
lettura in questo modo cambia e non si fa statica, come dice lo stesso artista:
"Siamo sempre più invasi dalla segnaletica; lo spazio urbano fornisce
una quantità di messaggi basilari e unilaterali, certamente utili, ma per me
senza personalità.
Vorrei che
all'unilateralità del messaggio venisse sostituito il concetto di reversibilità:
si aggiunge un nuovo significato alla prima, portando altri livelli di lettura.
La mia arte
migliora il cartello che ci ricorda quali norme seguire guidando, lo
abbellisce, lo rende più interessante
".
L'"Uomo
Comune" ha avuto anche una sua controversa scultura con
un'installazione del 2001 a Firenze su uno sperone del Ponte alle Grazie, uscito direttamente
dagli stickers si staglia con un piede sul ponte e l'altro sporgente
nel vuoto. Posizionato nella notte fra il 19 e il 20 gennaio 2011, mentre nello
studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio veniva esposto il teschio di
diamanti di Damien Hirst, valutato
100 milioni di euro.
Chiara
provocazione dell'artista Clet Abraham
che ha voluto cosi celebrare l'uomo comune contro un'arte milionaria: l'arte è
cosi goduta da tutti.
L'arte supera la
vita e la quotidianità, diventa simbolo e forma dei pensieri che parlano per
tutti attraverso gli artisti che se ne fanno portavoce, ma la quotidianità se
vissuta appieno è ogni giorno arte.
Massimiliano
Sabbion
Vecchiato Arte S.r.l.
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