A Marika,
insegna a Bianca che "sulla cima dell'Olimpo
c'è una magica città"
perché "come un moschettiere batterti sai
tu"
Direttamente dal
Giappone sugli schermi televisivi
italiani a fine anni Settanta era sbarcata
e cominciata da qualche tempo l'invasione di cartoni animati serializzati che
raccontavano storie di Ufo Robot che
combattevano per il bene contro il male alieno invasore sulla terra, attraverso
razzi fotonici, alabarde spaziali, pugni rotanti, magli perforanti, boomerang
elettronici e tuoni spaziali.
E ancora, la TV
era affollata da tutta una serie di sfigate orfanelle alle prese con "caprette
che fanno ciao", come Heidi,
Peline, Anna dai capelli rossi, e la regina del melodramma a cartoni, lei: Candy Candy e, per parità dei sessi, la
sfiga colpiva anche i maschietti nell'incarnazione di Remì, anzi del Dolce Remì,
colui che seminava sfortuna e morte tra animali e persone al suo passaggio.
Il mondo
orientale pensò bene di "conquistare" l'occidente in maniera
originale, attraverso la sua cultura fatta di manga (fumetti) e di anime
(film o serie d'animazione), dopo la Seconda Guerra Mondiale la sconfitta del
Giappone aveva segnato un duro colpo all'economia e alla società nipponica e
l'orgoglio nazionale si era ripreso investendo e combattendo a suon di ricerca,
di tecnologia, di economia e…di anime!
Lady Oscar, il cui titolo originale è "Le
Rose di Versailles", viene prodotto e diffuso in Giappone nel 1979 e trasmesso per la TV in Italia
nel 1982.
In 40 episodi della durata di 23 minuti l'uno si racconta la storia
della Francia dall'insediamento della giovane Maria Antonietta al trono di Francia al fianco di Luigi XVI fino agli epiloghi della
Rivoluzione Francese. La trama, tra realtà e fantasia, si dipana tra intrighi a
corte ed episodi storici ricostruiti con dovizia di particolari e sottolineati
da musiche orchestrate appositamente per il prodotto, un lavoro che l'autrice, Riyoko Ikeda, ha seguito con
scrupolosità nel manga prima e nell'anime poi mettendo in evidenza soprattutto le
caratteristiche psicologiche di ogni personaggio.
L'aspetto
emozionale e introspettivo si avverte inoltre già nelle prime battute del
cartone animato, crisi e panico per una vita sessuale non vissuta pienamente si
avvertono: Lady Oscar è una donna cresciuta come un maschio perché "il
buon padre voleva un maschietto, ma ahimè sei nata tu, nella culla ti han messo
un fioretto, Lady dal fiocco blu" come ci ricordava ogni giorno la
sigla del cartone animato cantata da I Cavalieri del Re.
Un insegnamento
per le giovani generazioni future: anche attraverso un cartone animato passa la
"guerra" dei sessi e la piena consapevolezza di una propria identità
sessuale, abbattendo in questo modo la sola certezza che esistono uomini che
amano donne ma anche uomini che amano uomini e donne che amano donne, perché
l'amore non ha sesso.
La generazione
dei nati negli anni Settanta e Ottanta
ha quindi vissuto un mondo di fantasia e colori composto da epiche battaglie galattiche,
capitani interstellari e moderni pirati, ricostruzioni storiche, drammi su
bambini senza famiglia, la mitologia rivisitata da un'ipotetica pasticciona
figlia di Apollo, Pollon, ragazzine preadolescenti
che con uso di poteri magici si trasformavano in deliziose ragazze canterine o
dedite a salvare il mondo o a ricercare oggetti magici che rispondevano al nome
di Creamy, Lulù, Sandy, Georgie, Gigi,
Fiorellino, Emi.
I
"padri" hanno quindi combattuto la guerra, l'hanno vissuta e vista,
hanno avuto il coraggio di ricominciare e di bearsi di un boom economico
successivo, di lottare ideali per la pace, per la libertà sessuale, per i
diritti al lavoro, per un mondo in cambiamento.
I
"figli" vivono invece i drammi attraverso la TV che li coccola, li
vizia, li istruisce a suo piacimento e li relega dentro un contenitore, dove
storia, magia, dramma, divertimento e mondi epici prendono vita: si era a
fianco di Capitan Harlock
nell'Arcadia, si indossavano i guanti e si univano i pugni per perpetuare la
trasformazione di Hiroshi Shiba in Jeeg Robot d'acciaio, si
agitavano improbabili bacchette magiche con l'illusione di trasformarsi in
qualcun altro, si sperava che Terence
baciasse Candy e mollasse l'amputata
di Susanna e si rileggeva la storia
di Francia attraverso Lady Oscar.
Quei bambini
sono gli adulti di oggi che perpetuano magie contro la realtà quotidiana, hanno
nuove battaglie da combattere e spazi da difendere: un'insicurezza data da un
lavoro mai certo, "giovani" che sono chiamati cosi anche se superano
i 40 anni di età, politica che non sa che pesci pigliare quando la gente
saprebbe invece chi pigliare a pesci, drammi per l'Euro e le conseguenze che si
potrebbero causare, nuove guerre sante in atto.
Da piccoli era
tutto un susseguirsi di "sembra talco ma non è serve a darti
l'allegria" (C'era una volta...Pollon, certo,
riletto ora più che equivoco…) e di "Ed ora con l'aiuto del sole vincerò! Attacco
solare!" (Daitarn III), ora i nomi che si
susseguono sono sigle e non più epiche frasi da gridare a squarciagola e stanno
a significare il cambiamento avvenuto in questi decenni al grido: WEB, FACEBOOK, INSTANGRAM, SOCIAL NETWORK, ISIS,
AIDS, EXPO, PRIDE, TABLET, IMU, IVA, IRPEF, TASI, SMARTPHONE, WHATSAPP,
SCANNER, INTERNET, ZIP, YOUTUBE… ci si ritrova nel mondo reale.
Sono solamente
parole, parole usate comunemente e presto dimenticate a favore di altre, come a
suo tempo nel 1789 lo furono le parole della sommossa popolare che scaturì
nella Rivoluzione Francese: Liberté, Égalité, Fraternité.
Termini che
ancora oggi tuonano e risuonano con un significato di appartenenza ad un
popolo, ad una nazione e ad un'identità sociale e culturale.
Responsabile
dell'insegnamento della storia francese e di una pietra fondamentale
dell'occidente lo è stato proprio un cartone animato giapponese, la rivincita
sull'occidente? Forse si.
Da allora sempre
più il mondo orientale ha invaso la nostra cultura e anche il polo artistico si
è spostato verso altri lidi, verso altri artisti a volte dai nomi
impronunciabili ma dalle idee ben chiare: Takashi
Murakami, con le sue opere provenienti direttamente da manga e anime della
sua natia terra.
Mariko Mori, uscita
da navi spaziali installate in musei e mostre, Nara Yoshimoto, con i suoi bambini arrabbiati e stereotipati come
tanti cartoni animati colorati, Nobuyoshi
Araki, la versione adulta, perversa e godereccia del bambino cresciuto.
Yoko Ono, la
giapponese occidentalizzata, Yasumasa
Morimura, artista che si traveste assumendo le sembianze dei personaggi
scelti, soprattutto occidentali, marcando cosi il disagio che la popolazione
giapponese ha nel subire la cultura occidentale.
Hiroshi Sugimoto, fotografo
tagliante con il rapporto tra luce e ombra indagatore del presente, Yayoi Kusama, con la sua arte colorata
a tratti psichedelica ha conquistato le maison di moda francesi, Chiho Aoshima, giovane artista dai
capolavori usciti direttamente dalla fantasia manga orientale.
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Gli stessi
"giovani" poi finiscono per ricomprarsi l'infanzia riacquistando,
grazie ad uno studiato marketing e merchandising, dvd, libri,
film rieditati e cd i ricordi del loro passato: un'altra conquista del mondo
nipponico, un altro abbattimento delle frontiere a favore di un mondo sempre
più totalizzante e globalizzato.
Massimiliano Sabbion
Vecchiato Arte S.r.l.
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Bellissimo post: attuale e ricco di spunti di riflessione. Complimenti
ReplyDeleteGrazie...
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