I’m wide awake
(Sono sveglia)
And now it’s clear to me (Ed ora è chiaro)
That everything you see (Che tutto ciò che vedi)
Ain’t always what it seems (Non sempre è ciò che sembra)
I’m wide
awake (Sono sveglia)
Yeah, I was dreaming for so long (Sì, ho sognato per così tanto tempo)
(Katy Perry, " Wide Awake")
Manca una
manciata di ore al 25 dicembre, giorno di Natale preceduo da frenesia
collettiva e da contorno fatto di luci, colori, carillon che risuonano
nell'aria, finto buonismo condito da nevrosi e voglia di trovare il regalo
originale e a basso costo. Si, il regalo, perché il Natale più che Messa di
Mezzanotte, pranzo con la famiglia, auguri via sms dati e ricevuti da numeri
che non ci sono più in rubrica, è essenzialmente questo: il regalo, che sia
piccolo o grande, brutto e inutile è come si sente dire "è il pensiero che conta".
Tutto il mondo,
o quasi, si ferma per quell'abbuffata di colori e odori che prenderanno il
controllo delle menti e delle tavole, tutto si fa diverso sotto una luce
artificiale che dovrebbe ricordare la luce della stella cometa sopra il
presepe.
Tutto si fa più
commerciale e commerciabile, inutile le prediche del dare e dall'avere nel
bisogno di chi ha di più nei confronti di chi ha di meno… lo spirito del Natale
prima o poi preparerà il suo conto: quello che si è fatto nel passato torna nel
presente e getta le basi del prossimo futuro, Charles Dickens in "Canto di Natale" lo narra come
storiella ma la realtà dei fatti è quella: sei quello che sogni, sei quello che
cerchi e sei quello che realizzi.
Capita. Capita a
tutti, innegabilmente, ci si ritrova poi di fronte ad un pensiero univoco dopo
aver scalato parte del percorso della vita fatta: è questa la vita che sognavi?
Quella che come
artista, scrittore, mamma, genitore, operaio qualunque sia la tua professione e
in qualunque posto tu sia nato se sotto una mangiatoia o in una clinica
ultramoderna, la domanda che torna è sempre la stessa: è questa la vita che
sognavi?
Si, è vero, a
volte è complicato dare la risposta perché si è pieni di se stessi: siamo ciò
che ci siamo creati e ci siamo creati al meglio…
Viene voglia di
prendere carta e penna e scrivere a Babbo Natale che "quest'anno sono stato buono…e
vorrei…" vorrei forse la vita che sognavo.
Ma come? Credi
ancora in Babbo Natale? Si! Ci credo, come credo alla Fatina dei denti, a Gesù
morto e risorto, ad Allah che è grande, a Zeus e agli dei dell'Olimpo, agli
alieni nell'Area 51.
Credo ora in
questi attimi che mi separano dal 25 dicembre a Babbo Natale che arriverà con
la sua slitta di renne e che lascerà i suoi doni, poco importa che sia
l'immagine iconografica creata anni orsono dalla Coca Cola.
Perché ci credo?
Perché finché ci sarà un convinzione e una speranza non potrà mai morire la
creatività dell'uomo e la sua capacità di raccontare storie e viverle ogni
giorno. È proprio la voglia di crederci e di non smettere mai che fa di un uomo
un artista capace di creare, di disegnare anche quando la malattia glielo
impedisce come fu per Auguste Renoir
dalle dita deformate, per Claude Monet
con la visione degli occhi falsata, per Paul
Klee ridotto dolorante dalla sclerodermia o per Henri Matisse disteso a letto a dipingere.
Solo per
ricordarne alcuni e a loro vorrei chiedere, se fosse poi possibile farlo: è
questa la vita che sognavi? Chissà quali sarebbero le risposte…
Credere in Babbo
Natale è credere che qualcuno si sia fermato un attimo nella sua giornata per
pensarti, per rivolgere a te, anche quando meno ce lo si aspetta, un pensiero,
perché quello che manca non è il voler bene ma il tempo, il tempo per farlo e
allora il Natale serve anche a questo, a far pensare, senza retorica o
buonismo, che qualcuno crede in te e "usa" la scusa delle festività
natalizie per ricordacelo. Smettere di credere significa condannare la vita al
silenzio della solitudine, alla vita che prosegue sterile tutti i giorni: è
questa la vita che sognavi?
È questo il
quadro che volevi fare? È questa la scultura che volevi creare? Nell'arte i
"se" e i "ma" portano sempre a nuovi porti: se avessi usato
il giallo al posto del rosso? Ma il marmo è meglio del bronzo?
Qualcuno aspetta
le risposte, qualcuno attende fiducioso che arrivi Babbo Natale perché ci
crede, perché sa che arriverà comunque un momento in cui qualcuno, se non
consapevolmente se stessi, penserà che quello che si è atteso poi arriva. No?
Non arriva e non è vero? E allora perché l'attesa e la speranza ogni anno che
Babbo Natale arrivi? Finché ci sarà un bambino in attesa, un genitore ne
esaudirà un desiderio, finché un adulto vivrà in mezzo alla gente, le stesse
attese non saranno (sempre) disilluse.
Resta
inconfondibile e certo che non sempre la vita che si ha è la vita che sognavi.
C'è chi gode e chi soffre e chi gode nel soffrire, ad ognuno il suo. Il
pensiero è rivolto un po' a tutti coloro che colorano ogni giorno la
quotidianità con domande e dubbi sempre: è questa la vita che sognavo?
Chissà cosa
risponderesti tu, si, tu, ragazza che lavori in un call center a ripetere
sterile le risposte di un ipotetico script impostato ripensando alla tua vita e
all'"amor perduto"; e tu, commessa in un negozio di intimo che ripeti
alle clienti le taglie e le misure; e tu, che passi ore al computer creando e
servendo la creatività altrui o ne fotografi gli istanti restituendoli insieme
all'anima delle cose; e tu, gallerista che combatti ogni giorno con la
giustizia e la burocrazia oltre che con gli artisti e le loro opere; e tu,
infermiere di notte dal cuore grande che assisti al passaggio dei malati
terminali; e tu, che combatti da sola con i conti e tre figli da far quadrare
tutti i mesi; e tu, che pensi al nord vivendo al sud e ti ritrovi
"irrisolvibile" nei pensieri ma conscio del percorso che fai.
E tu, che
coccoli il tuo cane ora ma accarezzando l'idea che un giorno arriverà un figlio;
e tu, che guardi il tuo compagno e gli sei vicino nel percorso d'artista che fa
perché lui è famiglia per te anche se lo stato non lo dice; e tu, che fai della
musica la tua vita e la tua ragione di essere; e tu, che parli le lingue e in
mezzo al caos babelico sei sempre presente e consapevole di ogni realtà o caso
che arriva, perché caos è solo l'anagramma di "caso" e lo vivi; e tu,
che sei piccola, caparbia e studiosa e nell'arte pubblica vedi il tuo futuro; e
tu, che ami cosi tanto da cucinare ogni giorno un piatto per condirlo con la
preziosità del sale, lo stesso che trovi nell'infinitamente grande (il mare) e nell'infinitamente
piccolo (le lacrime); e tu, che hai la vita alle spalle e vivi di ricordi o
l'hai appena cominciata e la soffochi di speranze; e tu, che scrivi e vivi di
dubbi e di felicità sulla carta che si assottiglia tra la marea di parole dette
e poi scordate; e tu, che esci di notte per paura della gente e di essere
giudicato quando graffi i muri di rabbia e di colore lasciando ombre di vita.
E tu, che leggi,
tu come tutti: è questa la vita che sognavi?
Qualunque sia,
sognala, vivila, credici.
Buon Natale.
Massimiliano
Sabbion
Vecchiato Arte S.r.l.
Web site: www.vecchiatoarte.com
Twitter: @vecchiatoarte
Blog: http://vecchiatoart.blogspot.it/
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